Ma la storia si sa, la scrivono i vincitori. A meno che non siamo noi.
05/12/08
Il patriota
Ma la storia si sa, la scrivono i vincitori. A meno che non siamo noi.
30/11/08
In pala.

La palestra si trasforma in un colorito assurdo bioparco in cui si aggirano personaggi che stanno allo sport come Bruno Vespa sta al sesso.
Il resto è tutto un brulicare di cani secchi, omuncoli traccagnotti, bombolotti in pantacollant con pacco in evidenza, tutti si affannano soffrendo come schiavi tra cavi, manubri, sbarre, bilanceri, macchine di ogni tipo. Non solo non c'è nulla di sportivo ma la componente estetica è francamente grottesca.
Mi chiedo quale occulta molla psicologica possa portare un agente immobiliare pelato e semirachitico a infilarsi sotto una pressa per le gambe e farsi stritolare da dischi di acciaio o a sollevare pesi per poi rimetterli al loro posto, gesto che risulta termodinamicamente nullo, senza alcun senso fisico. Non c’è nulla di divertente, è sofferenza pura e assolutamente fine a se stessa.
Il problema è che 8 su 10 non hanno alcun motivo di essere lì, È come se Giuliano Ferrara si presentasse a un corso per trapezisti.
La prima cosa che viene in mente è che ci siano in realtà due obiettivi, uno a lungo termine e uno a breve. Il primo è il sogno di muscoli tonici e lucidi che verranno un giorno carezzati da donne bellissime ed eccitatissime, con conseguente incremento logaritmico di autostima e successo.
Il risultato a breve termine è un rimorchio istantaneo in palestra, cioè che una gnocca di passaggio, stimolata dall'uomo che suda sotto la panca, si faccia rimorchiare per concedersi poi in tempi brevi.
Se questo non fosse un post di un blog ma una parabola evangelica potrei dire:
non siamo obbligati ad essere per forza brillanti, o intelligenti, o belli, o sexy, non possiamo scegliere di esserlo. Ma siamo invece obbligati a essere quello che siamo, e soprattutto ad accettarlo.
15/11/08
Generazione di fenomeni siamo noi

“Voi avete tutte le possibilità, quando eravamo giovani noi non c’era nulla, allora sì che bisognava farsi il culo…”
“C’era la guerra…altro che internet…”
“La fame…la fame vera!”
“Bastavano la salute e 'n par de’ scarpe nove.”
Insomma alla fine siamo cresciuti con la convinzione di essere un branco di smidollati che si crogiolano tra agi e mollezze grazie al sacrificio degli avi, esempio di abnegazione, sacrificio e coraggio.
Il tutto viaggia indisturbato fino a che nelle nostre menti, qualora riescano miracolosamente a dotarsi del libero arbitrio, si compiono una serie di semplici passi logici:
Quando c’era la guerra avevano 3 anni o non erano nemmeno nati.
Loro cercavano lavoro e casa durante il boom economico, noi in crisi finanziaria globale.
Loro contratti a tempo indeterminato e tennis aziendale, noi precariato e co.co.co.
Loro hanno consumato tutto il petrolio, fregandosene degli effetti, e ci hanno passato il problema.
Loro Woodstock noi 11 settembre, loro strisce bianche noi strisce blu.
Insomma alla fine, era tutta una bufala, e la cosa non mi dà ne soddisfazione nè orgoglio generazionale, ma soltanto una preoccupazione: se un giorno avrò un figlio, quando gli dirò: “Quando era giovane papà era un inferno, ora per voi è una passeggiata...” speriamo che sia vero.
01/11/08
Colui che move il sole e l'altre stelle.

Venne così, semplicemente, senza avvisare. Devastante, puro, incontrollabile. La meravigliosa privazione istantanea di tutto, di ogni sostegno vitale, di qualsiasi senso critico e razionale, la voglia di portarmela via per tutta la vita, per sempre con me. Fidanzare, sposare, casa, cani, spesa, figli, crescere, invecchiare e morire con lei accanto. Tutto insieme, in un solo istantaneo big bang.
Scesi dal treno alle 2 di notte, col cuore in gola, corsi a perdifiato verso il mare. Percorsi il vialetto verso la spiaggia come un ossesso.
L’avrei trovata seduta a guardare il mare.
L’avrei trovata che dormiva in tenda e l’avrei svegliata, terrorizzandola.
L’avrei trovata al bar chiuso del villaggio a parlare con un’amica.
La trovai in spiaggia. C’era un falò e c'era lei. E c’era lui.
Entrai nel cerchio come un automa. Si fece il gelo, il rumore del mare tornò di colpo protagonista della scena. Lei mi guardò sconvolta, si scansò dal tipo di botto, buttandolo sulla sabbia come uno straccio da cucina. Ero svuotato, privato dell’anima da un demone occulto.
Mi voltai e mi avviai spedito verso il vialetto. E non mi girai. Quando ogni singola cellula del mio corpo voleva farlo, non mi girai. Camminando sulla sabbia sentivo il commentare estereffatto dei suoi amici confondersi via via in un vociare indistinto. Cercai con tutte le forze di sentire i suoi passi corrermi dietro. In un unico mitologico istante vidi lei abbracciarmi, piangere, baciarmi, vidi noi salire sul treno per Roma la notte stessa senza biglietto, dormire abbracciati nel bagno del treno. Ma non successe nulla.
Così, camminando all’alba verso la stazione del treno, colui che move il sole e l'altre stelle se ne andò così com'era venuto, mentre un camion di mozzarelle spariva nel rosso dell’alba, lasciando il posto a un un semplicissimo dolore, comune, quasi ovvio.
E me lo assaporai tutto fino in fondo quel dolore, forse perché, come disse qualcuno, è il dolore la suprema emozione di cui l’uomo è capace.
26/10/08
Un uomo e una donna non possono essere amici se uno dei due trova l’altro attraente.

FASE 1- l'età dell'innocenza.
è simpatica, molto carina ma non in quel senso, parliamo bene e ci troviamo sulle cose. Com’è bella questa cosa, lei è rassicurata dal fatto che io non voglia trombarmela come tutti, e io tanto contento che lei lo sia.
FASE 2 – La normalità
Al mare abbiamo fatto la lotta delle coppie in acqua e abbiamo battuto tutti. Siamo andati alla mostra di Pazienza, che piace tanto a entrambi, e la sera cucinato per tutti un buonissimo cous cous.
FASE 3 – l’eunuco.
Mi racconta le sue storie, quello è il maschio più bello non toccatemi quello.
La cosa inizia a provocarmi un arcano ma tangibile senso di malessere, che subito inganascio vigliaccamente nelle remote segrete dell’anima. Il fastidio invece aumenta quando è lei a chiedermi delle mie donne.
FASE 4 – Situazioni non parlano.
Ormai è ufficiale: mi piace. Mi affido al veccio adagio di: “lasciar parlare le situazioni e le emozioni, che dicono più di 1000 parole”, ma mi sorge l’odioso dubbio che emozioni e situazioni non dicano poi le stesse cose a tutti e due.
FASE 5 – Il bivio.
Non mi dà il minimo appiglio, mi saluta ed è sempre più affettuosamente e meravigliosamente amica, mentre io la saluterei come un giaguaro saluterebbe una gazzella. Quindi scopro, in un unico apocalittico istante, la portata della mostruosa situazione in cui mi sono cacciato. Non c’è purtroppo alcuna via d’uscita: se gli dicessi che mi piace, al punto in cui siamo, cascherebbe dagli strati sommitali di nuvole stratosferiche, se continuassi così, mi trasformerei inevitabilmente in uno psicotico blocco di frustrazione con le braccia.
FASE 6 –Crash
Il dramma ora è che queste sono situazioni che possono durare anni.
La superiorità della donna sull’uomo mi è ora chiara in maniera mortificante.
A questo punto giungo finalmente alla sudata, piccola ma sostanziale modifica della famosa frase di Billy Crystal:
Un uomo e una donna non possono essere amici, se la donna trova l’uomo attraente.
07/09/08
Il mistero delle bacchette cinesi

La prima tentazione è quella di cercare di comportarsi da navigato cosmopolita, maneggiando sapientemente e con chirurgica precisione minuscoli chicchi di riso con lunghe bacchette di bambù.
Dopo i primi goffi tentativi i più onesti cedono, passando a comode e abbondanti cucchiaiate di riso cantonese, i più tenaci invece resistono l’intera cena, rischiando la tendinite.
A quel punto, mentre mi passo tra le dita questi bisbetici oggettini, giungo alla conclusione che forchetta e cucchiaio sono nettamente più adatti alla bisogna, e lo sono con una notevole dose di oggettività, a prescindere dalle differenze culturali.
Il fatto che loro ci riescano facilmente non prova nulla, a quel punto sarebbe possibile anche mangiare un piatto di fagioli con una forcina per capelli o la pasta con le pinze.
Tutte le civiltà del passato si sono trovate a dover risolvere i medesimi problemi, poi uno ha trovato la soluzione migliore e quella è diventata di tutti. Quando Marconi ha inventato la radio il telegrafo è scomparso, quando i cinesi stessi hanno inventato la polvere da sparo nessuno ha tirato più pesanti massi con una catapulta, è un semplice discorso di progresso.
La migliore usabilità di forchetta e cucchiaio è evidente per ogni pietanza ma proprio nel riso trova uno schiacciante esempio di superiorità, tanto più che in Oriente qualche geniale precursore della modernità, resosi conto del problema, invece di passare al cucchiaio inventò un rivoluzionario sistema di alimentazione multichicco, cuocendo il riso in modo tale che il suo stesso amido lo appiccicasse in blocchi di 50-100 chicchi per velocizzare i pasti.
Per chi non fosse ancora convinto pongo il seguente quesito: mettiamo che un alieno sbarchi sul nostro pianeta e abbia, visto il lungo viaggio, una gran fame. Mettiamo che gli si offra una bella scodellona di riso e gli si porgano simultaneamente un cucchiaio e una coppia di bacchette di bambù: secondo voi quale userebbe?
28/08/08
Le cose che non vanno mai dette cap.1: B***a s****a

Mi colpiscono come due fendenti, le interpretazioni a questo punto sono due:
1. Mi vede come un figo inseritissimo che, alle 22.19 di un piovoso mercoledì, non può che apprestarsi a vivere una scoppiettante serata piena di bollicine, risate e testosterone.
2. Mi vede come un mezzo sfigato cui nulla potrà evitare una serata anonima e conformista, fatta di solitudine e televisione satellitare e si diverte crudelmente a ricordarmelo.
Fatto sta che “Buona serata” non va mai detto. È profondamente diverso da “Buongiorno” e “Buonasera”, non è un cliché, una cortesia automatica, è un riferimento più pensato, preciso e ineluttabile, quasi un’intimazione. Può indurre in chi la riceve un pericoloso tourbillon di apocalittici pensieri: “Ma quale serata?”, quando magari se non te lo avessero detto saresti andato avanti così in automatico, senza leopardiani interrogativi.
05/08/08
Il Kirby. Tragedia in tre atti.

Accende il mostro e comincia a passarlo sul divano. L'operazione dura 4-5 minuti e, a dire il vero, la trovo abbastanza faticosa. Ogni tanto mi lancia un'occhiatina furba come se stesse per accadere qualcosa di unico al mondo. Ma non succede nulla. Spegne il Kirby e mi guarda raggiante, aspettandosi una mia pirotecnica reazione che non c'è:
"...è....è un aspirapolvere" azzardo timidamente.
Si fa serissimo e aggressivo, come se non aspettasse altro: "Assolutamente no."
"è uno strumento professionale di pulizia e igienizzazione multilivello." Sembra Albert Speer che mostra le V2 al Fuhrer.
Prosegue: "La polvere è soltanto la nostra superficiale definizione di un complesso di insidiosi nemici"
A quel punto apre un gancio sullo strumento e tira fuori un mazzetto di dischi di carta più o meno luridi, comincia a mostrarmeli in serie:
Alza il primo disco come in un saluto romano e sentenzia: "Macropolvere"
Secondo disco: "Micropolvere"
Terzo disco: "Pulviscolo atmosferico"
Quarto disco: "Acari"
Si, bum! Comincio tangibilmente ad alterarmi...ha altri 3 dischi in mano, quindi presumo che possa proseguire fino alle particelle subatomiche. Lo blocco: "Guarda ti ringrazio ma non mi interessa, mi basta spazzare il complesso di insidiosi nemici con la scopa."
Atto I
Si fa grave, contrito, ascetico. Lo sguardo corre lontano, verso l'oscuro distale destino della razza umana: "Sai....il corpo umano è fatto da varie sfere, e tra queste ce n'è una che è la più pericolosa di tutte, e sapete quale?" Sembra il profeta Ezechiele sul fiume Chebar che aspetta trepidante un cenno dai discepoli, lo tolgo da quell'empasse: "No. Qual'è?". A quel punto non vedo come possa uscire dal discorso senza una sparata pseudofilosofica tipo: "la sfera dell'odio" o "la sfera della malvagità umana", invece risponde candidamente: "La sfera delle allergie" e con gestualità solenne sfila dal mostro un ultimo filtro circolare di carta completamente bianco e me lo mostra trionfante, a schiacciante sostegno della sua apocalittica visione della pulizia domestica. È uno straordinario e pasoliniano distillato dell'essenza dell'uomo, semplice e potente nel suo essere trash.
Atto secondo
Cautamente, forse troppo, cerco di approfittare di quel silenzio per inserirmi e cercare di liquidarlo ora: "Guarda, grazie....davvero non mi interessa", ma lo faccio senza troppa determinazione e lui contrattacca, "Aspetta, leggi questo. Io quando l'ho letto non ci potevo credere, mi veniva quasi da piangere..." tira fuori dalla tasca un foglio spiegazzato e me lo dà. È una lettera (ovviamente palesemente finta) di un cliente che racconta che la sua casa andò a fuoco in un incendio per poi crollare togliendogli tutto, anche un figlio. Quando le ruspe, dopo giorni di faticoso lavoro, sgombrarono le macerie, trovarono incredibilmente il Kirby illeso, senza un graffio e ancora perfettamente funzionante.
Mi strappa il foglio di mano e mi si fa sotto per confidarmi il segreto di quel miracolo, a me, solo a me in tutta la terra. Mi sussurra all'orecchio:
"Questo apparecchio è costruito con Kevlar di terza generazione, usato per le corazze protettive dei moderni carri armati e per i nuovi elmetti d'assalto...capisci?"
A quel punto non posso più tacere, devo fermare quel delirio: "Vabbè ma io ci devo pulire casa, mica fa' la guerra...".
Atto terzo
Sembra offeso fino al pertugio più recondito dell'anima. È ferito, deluso, come uno dei Re Magi cui Giuseppe avesse tirato dietro la mirra.
Con aria distaccata mi chiede: "posso fare una telefonata?". Mi sorprende ma al tempo stesso mi conforta. perchè da una parte non mi aspettavo quella mossa, mentre dall'altra la interpreto come un gesto di resa che potrebbe liberarmi del figuro ridonandomi, almeno in parte, la mia mattinata. Ma mi sbaglio.
"Direttore?"
"Direttore mi sente?"
"Direttore ho qui un cliente che è un po' scettico,,,,Si...nonostante l'offerta....sì quella particolare....come dice? No....no direttore...non possiamo....è sicuro? Ma così ci andiamo a rimettere...non è possibile....1.200 euro? A INTERESSI ZERO??? Direttore...non me la sento...."
È veramente troppo, la finta telefonata è troppo: "Me lo passi per favore?" gli faccio diabolico. Lui saluta in fretta, attacca la cornetta e inscena la squallida parte: "il direttore è impazzito, le darebbe il prodotto...." Lo interrompo mettendogli paternamente una mano sulla spalla: "Basta."
e lui, colpito e affondato, con un filo di voce: "...a interessi zero..." - "Ti prego basta. Basta. Lo dico per te. Non c'è nessun direttore e il telefono non funziona. Per me può bastare così".
È annientato, svuotato, annullato. Cala un pesantissimo silenzio, insovvertibile e conclusivo. Lo conduco lentamente alla porta, come si porta un commilitone morente all'ospedale da campo.