05/12/08

Il patriota

Un agile e affusolato motoscafo taglia le reti di protezione del porto, scivola nella notte all’interno della breccia aperta. Poi a motori spenti passa a pochi metri da gigantesche fregate e cacciatorpediniere che sembrano mostri marini addormentati. Il capitano è sdraiato a prua, con gesti della mano dirige gli uomini, si avvicina il più possibile alla nave più grossa. Il rischio è folle, possono udirsi le voci straniere provenire dal ponte. Il pensiero corre a quando bambino andava a pesca col padre e navigavano al buio per non far fuggire i tonni. Troppo vicino, troppo, basta un cigolio, un colpo di tosse e la vita finisce. Ma con quella strana tranquillità che dicono prenda quando si è così vicini alla morte, avanza ancora.
A 30 metri dalla murata della nave abbassa la leva. Parte il siluro, un botto tremendo squarcia la notte. Approfittando della confusione riesce a fuggire e rientrare alla base, mentre 21.595 tonnellate di acciaio colano a picco.
Rientrato alla base trova una donna in casa, è bellissima. Lei gli dice di voler compiere un’azione dimostrativa contro gli invasori, salire in cima al quartier generale nemico e sostituire la bandiera con la nostra. Lui la sconsiglia, è una follia, lei sparisce. Lui si pente, il pensiero di lei gli riempie il petto. Giorni dopo viene a sapere che una donna è salita sul campanile e ha sostituito la bandiera, è stata arrestata e interrogata, forse torturata, ma è riuscita a fuggire. La cerca dappertutto ma non la trova, viene decorato e richiamato in servizio. Ma proprio mentre sta riprendendo il mare lei al porto gli si para davanti: "Vai. se torni ci rivedremo" gli dà un indirizzo e riscompare tra la folla.
Passano i giorni, sono giorni di routine, di pattugliamento in mare aperto. Fino all'ultima sera prima della licenza, è una sera strana, di luna piena. Mentre sta rientrando in porto il pensiero va a lei. Ma vede un sottile filo di fumo nero all’orizzonte. Prende il binocolo, un brivido: è la regina delle corazzate nemiche scortata da altre sei imbarcazioni. L'ha vista solo lui, sul cassero, il porto è ad un paio d'ore. Le decisioni più importanti della vita a volte vanno prese in pochi secondi, perchè il cuore ragiona molto più velocemente del cervello.
Fa girare il motoscafo e raggiunge il convoglio, viene avvistato ma, approfittando dell'agilità del piccolo mezzo si infila tra le navi di scorta mentre le cannonate alzano colonne d’acqua a pochi metri. Mentre nell'inferno di acqua e fuoco lancia il siluro, pensa a una donna, sola su un campanile, che issa una bandiera.
Il siluro centra la gigantesca imbarcazione proprio sotto il galleggiamento, viene a sua volta colpito ma riesce miracolosamente a fuggire.
Rientrando in porto issa una grande bandiera, enorme, smisurata per un’imbarcazione tanto piccola. Da terra si guardano esterefatti, non capiscono quel gesto ma intuiscono che qualcosa di grosso è successo. Corre da lei. Entra di notte in casa e la sveglia: “Sposami, domani. Forse dopodomani sara troppo tardi.”
Ma questa storia non è perfetta per un film? 

E che bel film sarebbe stato. Se solo lui non fosse stato Luigi Rizzo nato a Milazzo, se solo la grande bandiera non fosse stata italiana, se solo il motoscafo non fosse stato un MAS 15, se solo le corazzate non fossero state la Vienna e la Santo Stefano e se solo non fosse stato il 1915.
Se la cinematografia USA avesse avuto questo personaggio da glorificare sull'altare del patriottismo avrebbe sommerso il pianeta sotto un oceano di colossal dedicati alla sua vita ed alle sue imprese.
Ma la storia si sa, la scrivono i vincitori. A meno che non siamo noi.