28/08/08

Le cose che non vanno mai dette cap.1: B***a s****a

Non è possibile sfuggirgli. A volte lo vedo apparentemente distratto dalla mia fugace silhouette che sfila rapida verso l’uscita della palestra, seminascosto dietro al monitor del desk all’ingresso, concentratissimo a riorganizzare elenchi di soci e a scovare rette non pagate. Anche quelle volte, quando ormai con la porta semiaperta e mezzo corpo fuori penso di averla scampata, mi raggiunge con quelle due parole, affilate come katane di Hattori Hanzo: “Buona serata”.
Mi colpiscono come due fendenti, le interpretazioni a questo punto sono due:
1. Mi vede come un figo inseritissimo che, alle 22.19 di un piovoso mercoledì, non può che apprestarsi a vivere una scoppiettante serata piena di bollicine, risate e testosterone.
2. Mi vede come un mezzo sfigato cui nulla potrà evitare una serata anonima e conformista, fatta di solitudine e televisione satellitare e si diverte crudelmente a ricordarmelo.
Fatto sta che “Buona serata” non va mai detto. È profondamente diverso da “Buongiorno” e “Buonasera”, non è un cliché, una cortesia automatica, è un riferimento più pensato, preciso e ineluttabile, quasi un’intimazione. Può indurre in chi la riceve un pericoloso tourbillon di apocalittici pensieri: “Ma quale serata?”, quando magari se non te lo avessero detto saresti andato avanti così in automatico, senza leopardiani interrogativi.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tra le cose da non dire aggiungerei "carissima" e "gentilissima"...i superlativi, in genere, non sono mai sinceri.

Anonimo ha detto...

"Un pericoloso tourbillon di apocalittici pensieri".
Ehehehe...